Il numero 12 è considerato il più sacro tra i numeri, insieme al 3 e al 7. Il 12 è in stretta relazione con il 3, poiché la sua riduzione equivale a questo numero (12=1+2=3) e poiché è dato dalla moltiplicazione di 3 per 4. Il 12 indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto.
Il 12 è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro. Il 12 possiede un significato esoterico molto marcato in quanto è associato alle prove fisiche e mistiche che deve compire l’iniziato. Superate le prove induce ad una trasformazione, in quanto il passaggio si compie su prove difficili, le uniche che portano ad una vera crescita.
In molte culture i riti iniziatici si compiono all’età di 12 anni, dopo di che si entra in un’età adulta. Il 12 è un numero biblico, dall'alta elevazione spirituale. Si ricollega alle Sacre Scritture, al numero delle cerimonie religiose, al Vangelo, agli Apostoli, ai 12 segni dello zodiaco celeste e alle 12 porte della Gerusalemme celeste. Anche le arti ed i mestieri assumono l'aspetto del rituale quando sono collegate a questo numero.
E' anche il numero dei conforti e delle comodità familiari, delle persone che operano per il bene fisico, ma anche il numero delle piante intese come spezie, aromi e piante officinali. E' il numero che rappresenta le feste allegoriche, le ricorrenze tradizionali, gli amuleti, le immagini sacre, le statue dei santi, gli animali mansueti, la natura pura, la pioggia purificatrice, i cibi sacri.
Al numero 12 sono collegati i 12 vertici di un cubo (la stabilità) e le 12 facce del dodecaedro. Come gli altri solidi platonici, il dodecaedro è stato oggetto di studio dei filosofi fin dall'antichità. Fra questi, Pitagora e Platone: quest'ultimo, nel Timeo, associò ad ognuno dei 5 solidi platonici un elemento: dopo il fuoco, la terra, l'aria e l'acqua, al dodecaedro fu assegnata l'"etere" o "quintessenza" che componeva i corpi celesti e l'anima. Secondo il filosofo, il cosmo aveva la forma del dodecaedro. La geometria sacra, che rappresenta una forma divina di vibrazione cristallizzata, affonda le sue radici nelle culture più antiche ed ha influenzato la costruzione di ogni genere di tempio spirituale. Nel piano abbiamo un'infinità numerabile di poligoni regolari (figure con lati ed angoli uguali fra loro). Nello spazio tridimensionale, invece, si possono realizzare unicamente cinque poliedri regolari, le cui facce sono costruite da poligoni regolari uguali, con angoli uguali fra loro. I cinque solidi platonici sono: il tetraedro (fuoco), l'ottaedro (aria), l'icosaedro (acqua), il cubo (terra) e il dodecaedro (immagine dell'Universo). La scoperta del cubo, del tetraedro e del dodecaedro è attribuita ai Pitagorici, mentre Theaetetus rivelò al mondo l'esistenza dell'ottaedro e dell'icosaedro. Nel Timeo, di cui portiamo alcuni versi, Platone parla dei solidi platonici: “E alla terra diamo la forma cubica. Infatti, dei quattro generi è il più immobile e il più plasmabile dei corpi. All’acqua daremo la forma che delle rimanenti è la più difficile da muoversi e al fuoco la più mobile di tutte e all’aria quella di mezzo.” Così alla terra associa la forma pensiero del cubo, all'acqua quella dell'icosaedro, al fuoco quella del tetraedro ed all'aria quella dell'ottaedro. E continua: “Ma essendovi ancora una quinta combinazione, il Dio si servì di essa per decorare l’universo.” Afferma che il dodecaedro rappresenta la prima forma pensiero completa ed armonica, immagine dell'Universo. Il dodecaedro è considerato il punto terminale delle geometrie, il limite e quindi la misura dell'Universo. Secondo Gordon Plummer nella sua opera “la matematica della mente cosmica” le intersezioni dei poliedri regolari come forme base della creazione dimostrano che “Dio geometrizza”.
Non posso esimermi dal menzionare la Merkaba, il corpo di Luce dell'essere umano (chiamato anche corpo glorioso o corpo immortale): un campo di Luce vivente. La Merkaba è il veicolo di Luce menzionato nella Bibbia di Ezechiele. Non si tratta di qualcosa di separato da noi, è anzi ciò che siamo, oltre la nostra percezione 3D. Tutti noi possediamo: un corpo fisico, uno mentale ed uno emozionale, ed ognuno di questi corpi possiede forma a tetraedro, una sovrapposta all'altra. La Merkaba è una serie di schemi geometrici che circondano i nostri corpi ed è creata dalla contro-rotazione dei tetraedri che la compongono. La stella tetraedro mentale è di natura elettrica e maschile e ruota verso sinistra (osservando dall'interno della forma Merkaba). La stella tetraedro emotiva è di natura magnetica e femminile e ruota verso destra. La stella tetraedro fisica è neutra ed è fissa. I due tetraedri, come possiamo vedere dall'immagine creano, intersecandosi in perfetto equilibrio, una Stella di Davide tridimensionale (rimando alla visione del sesto Archetipo). La forma geometrica più periferica che la Merkaba può raggiungere è il dodecaedro stellato. Ciò ci conduce direttamente al nostro dodicesimo Archetipo e nella sua funzione poiché, come detto, il dodecaedro rappresenta il punto terminale, limite, delle geometrie. Raggiungere il dodecaedro stellato, essere padroni di questa dimensione, significa poter viaggiare in altri livelli dimensionali. E' un veicolo in grado di elevarci in un'ottava dimensionale superiore, un portale per l'Ascensione dell'Essere.
Al numero 12 corrisponde la lettera ebraica lamed, il cui significato si associa al "calcolo", alla "misura", al "mettere alla prova le proprie forze" e alla "lotta nell'esistenza". Anche il tempo esiste grazie a questa funzione. Esprime l'idea di estensione, elevazione, espansione, esempio, istruzione intesa sia come insegnamento che come apprendimento. E' lo sviluppo, l'ascesi spirituale attraverso un mutato atteggiamento nei rapporti interpersonali, la forza d'animo capace di spingerci a vincere ogni ostacolo ed a superare noi stessi. La forma della Lamed ricorda moltissimo l'ureo egizio che ornava la fronte dei faraoni ed indicava il potere di questi ed il possesso della terza vista, segno della loro divinità. La Lamed è il geroglifico dell'ampliarsi, dell'estendersi intorno e verso l'alto. Il 12 quindi è un numero che esprime il concetto del tempo e della molteplicità, attraverso la sua unità di misura. Le arti ed i mestieri assumono l'aspetto del rituale, con la loro ciclicità ripetitiva, quando sono collegate a questo numero che rappresenta quindi le feste, le ricorrenze, i riti. Esso segna la conclusione di un ciclo compiuto e la sua ripetizione determina una totalità dinamica, cioè in grado di crescere. Tutti gli ordinamenti ordinari o ciclici mettono come limite il 12 e se sono in una misura inferiore tendono a superarla per arrivare al dodici. Pensiamo per esempio alla musica, dove si è passati dalla scala modale e tonale di sette note, a quella dodecafonica di 12 suoni secondo la scuola di Arnold Schonberg). Il 12 è considerato un numero passivo ed è sinonimo di perfezione in terra ed è ben espresso dal fatto che a mezzogiorno il Sole si trova allo Zenit (il Sole simbolo della Luce manifesta). Abbiamo la suddivisione della mezza giornata in dodici ore, quella dell'anno in 12 mesi, la distribuzione della rosa dei venti secondo il modello numerico di 12 (Eurus, Scolans, Notus, Auster, Africus, Euroaster, Zephirus, Stannus, Ireieus, Boreas, Aquilo, Volturnus). Abbiamo la dozzina, i 12 segni dello zodiaco, i 12 figli di Giacobbe, i 12 apostoli, i 12 titani, le 12 fatiche di Ercole, i cavalieri della Tavola Rotonda, i 12 littori istituiti da Romolo, le lunazioni complete in un anno solare. Nella mitologia greca dodici erano gli Dei principali del monte Olimpo, 12 i compagni di Ulisse nel suo lungo viaggio, 12 i Cesari (gli imperatori romani), la gallina dalle uova d’oro ha dodici pulcini.
I Giapponesi credevano nell'esistenza di 12 Dei primitivi. La formula dodecanaria si trova nel “consiglio circolare” del Dalai Lama. L'Alchimia tradizionale conta 12 passaggi (porte) per trasmutare l'essenza dell'uomo, la Gerusalemme Celeste ha dodici porte e la donna dell'Apocalisse indossa una corona con 12 gemme, ancora, abbiamo i 12 petali sacri del cuore. I gruppi umani più vicini al centro mistico, secondo Saint-Yves, sono composti da dodici membri che rappresentano l'iniziazione suprema. Si suppone che questa misura che troviamo in praticamente ogni cultura, derivi dall'antica scienza dello zodiaco in cui i quattro elementi fondamentali, apparivano in tre modi o gradi differenti, il cui risultato era appunto di 12 fattori (4 X 3). Il dodici è uno dei numeri più ricchi di suggestioni e implicazioni simboliche e rappresenta l'universo nella sua intera complessità. E' l'espressione della totale molteplicità che abbraccia la vita e la morte, l'alba ed il tramonto, la salute e la salvezza, la speranza e la resurrezione. 12 come risultato di 3x4 è il simbolo della doppia perfezione: (4 mondo spaziale, 3 tempo sacro). 12 come prodotto di 5+7 esprime il potere della realizzazione. 12 come 6+6 rappresenta la perfetta manifestazione. Nell'ermetismo alchemico il dodicesimo Archetipo esprime la Grande Opera che consiste nella creazione dell'uomo, compiuta da lui stesso. E' soprattutto la perfetta emancipazione della sua volontà che gli assicura il dominio universale dell'azoto e del magnesio, cioè un pieno potere sull'agente magico universale. E' l'uomo che non tocca terra che col pensiero e la cui base è in cielo, è l'adepto libero e sacrificato, il rivelatore minacciato di morte, è il segno dell'opera compiuta, la Tau intermedia che riassume una prima volta i segni dell'alfabeto sacro. Per gli alchimisti essere sempre ricco, sempre giovane, immortale era lo scopo primario della ricerca. Mutare in oro il piombo, il mercurio e tutti i metalli, possedere la medicina universale e l'elisir di lunga vita, erano le loro analogie cardine. La chiamavano la Grande Opera. La Grande Opera ha un triplice significato: filosofico, religioso, naturale. Veniva anche chiamata Opera del Sole. Tutti i Maestri affermano che è impossibile arrivare a risultati materiali se non si è prima giunti al compimento dei primi due: nei risultati superiori abbiamo quindi come analogia, la medicina universale e la pietra filosofale. Allora essi dicono il lavoro diventa facile, altrimenti consuma infruttuosamente la vita degli alchimisti. Gli Alchimisti parlano per analogie per due motivi: prima di tutto per allontanare gli adepti non pronti all'Opera ed in secondo motivo per far bene comprendere il mondo delle analogie (il simbolismo), che è retto dal Dogma unico di Ermete. Ciò che gli adepti chiamano materie morte sono i corpi quali si trovano in natura. Le materie vive sono sostanze assimilate e magnetizzate dalla scienza e dalla volontà dell'operatore. Così la Grande Opera è molto di più di un'operazione chimica, è una vera creazione del Verbo umano, iniziato alla potenza del Verbo di Dio stesso.
Ermete insegnava nella Tavola di Smeraldo: “Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dal denso, dolcemente, con molta attenzione” - “Sale dalla terra al cielo di nuovo ritorna in terra, riceve le forze delle cose superiori e di quelle inferiori” - “Per questo mezzo otterrai la gloria di tutto il mondo e per questo da te fuggirà ogni oscurità” - “E' la forza forte di ogni forza, poiché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida” - “Così il mondo fu creato”.
Separare il sottile dal denso nella prima operazione, che è tutta interna, significa liberare l'Anima da ogni pregiudizio e da ogni vizio. Questo si ottiene con l'utilizzo: del sale filosofico ossia della SAGGEZZA, del mercurio ossia del LAVORO e dell'ABILITA' PERSONALE ed infine, dello zolfo che rappresenta la VOLONTA'.
Una volontà forte e decisa può giungere all'indipendenza assoluta e tutti noi possediamo lo strumento chimico, il grande Atanor, che serve a separare il sottile dal denso, il fisso dal volatile. Questo strumento, l'Atanor, completo come il mondo e preciso come la matematica è dai saggi raffigurato sotto l'emblema del pentagramma o stella a cinque punte, la vera intelligenza umana. Nella Cabala la Lamed è la più alta fra le lettere e viene chiamata “la torre che vola nell'aria” il suo valore nella ghematria è 30. Indica misurazione, elevazione, ascensione, sviluppo, insegnamento ed apprendimento, sacrificio, perdono. E' la potenza dell'Anima di ascendere e discendere. E' il cuore che comprende la saggezza. E' all'origine di ogni forza ascensionale che ci porta a superare le leggi di gravità e a scoprire la vastità della libertà dello Spirito. La lettera Lamed esprime la certezza (o la forza di credere) che vi sia un oltre e nuove possibilità, nuovi mondi da scoprire: nel domani,in noi e negli altri. E' fiducia.
La sua forma è connessa con la Scala di Giacobbe la cui base toccava la terra e la cui cima arrivava al cielo e lungo la quale gli Angeli salivano e scendevano. Con questa lettera inizia la parola “lèv, cuore” cuore che è sede della coscienza. E' il cuore che comprende la Conoscenza ed esprime la vera sapienza. La conoscenza della Lamed è dunque quella del cuore, che unifica emozione ed intelletto. Rappresenta l'arte di amare. E' proprio il modo di relazionarci con l'esterno che ci fa raggiungere un comportamento sapiente. La Lamed insegna a metterci in ascolto poiché la vera sapienza è nell'ascolto dell'altro e in questo modo, dimentichi di noi stessi, rinunciamo all'ego, entrando nel mondo superiore della coscienza del cuore. L'amore profondo trascende l'umano. Quindi l’amore è donazione reciproca che nasce dall’accoglienza reciproca, che nasce dall’ascolto reciproco. E l’amore tanto più è profondo tanto più trascende lo stesso umano.
Nei Tarocchi la dodicesima Lama è l' Appeso. La dodicesima chiave del Tarocchi rappresenta un uomo sospeso per un piede ad una specie di forca composta da tre bastoni. Tutto dell’Appeso compone il segno alchemico del triangolo sormontato da una croce che in alchimia simboleggia la fine ed il perfezionamento della Grande Opera. Gli egiziani la chiamavano la “chiave del cielo”. Questo impiccato è l'adepto, legato ai suoi giuramenti, spiritualizzato ossia con i piedi rivolti al cielo, che ha rinunciato ad ogni possedimento terreno. L'oblio di sé permette di agire divinamente, nello Spirito. L'iniziazione attiva detta maschile o dorica, si ricollega nei Tarocchi ai primi undici arcani. L'iniziando stimolato da una nobile e legittima ambizione personale dispone, se se ne dimostra degno, della suprema forza magica. Egli è signore assoluto di se stesso e di conseguenza dominatore di tutto ciò che subisce il suo ascendente. Col dodicesimo arcano entriamo nell'iniziazione passiva o mistica, detta anche femminile od ionica. La personalità dell'individuo rinuncia all'esaltazione delle proprie energie, si cancella disponibile a subire dolcemente ciò che agisce in lui, ecco perchè l'immagine dell'uomo con le braccia legate. L'Appeso è inattivo ed impotente nel corpo perchè la sua Anima si è liberata per avvolgere l'organismo fisico in una dimensione così sottile da vedervi riflesse le energie spirituali cristalline. L'entrata in sé conduce alla realizzazione della Grande Opera attraverso la via dorica o maschile. L'uscita da sé vi conduce attraverso la via ionica o femminile. L'Appeso non è più un individuo di questo mondo poiché la realtà materiale gli sfugge. Vive nel sogno della sua idealità, cristallizzato nel suo stesso Essere, sostenuto da una potenza misteriosa. L'Appeso non crede per istinto cieco ma da saggio che ha compreso l'importanza del sacrificio del sé, fino all'esclusione di ogni salvezza individuale. D'altra parte non è alla conquista del cielo che mira l'Appeso la cui testa è rivolta verso terra. E' quindi concentrato verso l'esterno delle cose. Il suo abbandono fiducioso si traduce in una tranquilla serenità ben espressa dal volto calmo e sereno. Dalle tasche gli sfuggono monete d'oro e d'argento, i tesori spirituali accumulati dall'adepto che si è arricchito intellettualmente. Poiché non ha attaccamento a nulla, semina generosamente l'oro delle idee giuste che si è fatto e delle conoscenze che si è sforzato di acquisire. Il Cielo e la Terra si capovolgono e cambia il punto di vista sulla vita: ci si distacca da una visione del mondo ereditata dall'infanzia per raggiungere una propria verità personale, si attua una presa di coscienza. Il silenzio collettivo sembra avere condannato ed espulso l’Appeso definitivamente, lasciandolo solo al suo destino ma egli elevato verso le cose ultraterrene, non necessita di riconoscimenti. Egli è infatti l'autore della propria esistenza. Non intende ricevere etichette confezionate da altri, non vuole essere usato per scopi propagandistici da questo o quel potere. La sua diversità lo rende sospetto ed i più conformisti tendono a condannarlo ad isolarlo pubblicamente, ad esporlo al ludibrio ed al disprezzo pubblico.
Il condannato non grida, non impreca, non si divincola, non si pente, è atipico, è scandaloso, è irritante, punta l’indice contro il suo accusatore e paradossalmente lo fa salire sul banco degli imputati. L’Appeso capovolge il meccanismo della pena e lo mette in discussione. La vittoria dell’Appeso é di tipo spirituale. La sua apparente sconfitta sul piano pratico, si traduce poi in una vittoria sul piano della trascendenza. E' l'uomo che ha riconosciuto la propria Anima ed ha scoperto che al di là dell'abisso non ci sono due estremi che si toccano, vita e morte contrapposti, Cielo e Terra in antagonismo ma l'incontro di due gradini della stessa scala. E' l'Essere che ha terminato il suo ciclo biologico ed è pronto per trasformarsi e rinascere in una forma più evoluta.
La Runa che rappresenta il dodicesimo Archetipo è MANNAZ. E' la Runa dell'umanità e rappresenta la struttura divina completa nell'uomo, il potenziale collettivo umano, la proiezione del Sé nel tempo. Unisce la ragione con l'intuizione creando così un collegamento fra conscio e inconscio. Rappresenta la coscienza collettiva e l'uomo cosmico consapevole del suo collegamento col divino, co-creatore del proprio destino. E' l'ingresso in una dimensione superiore con attributi di memoria e mentali superiori grazie al superamento di prove spesso difficili. Rappresenta l'attivazione del proprio Christus interiore o Sé Superiore, è l'accesso alle informazioni depositate nell'Akasha ove risiedono i misteri della vita. E' l'accesso al cuore dell'umanità superando ogni barriera ed ogni distinzione, il contatto empatico con l'altro ed il superamento dell'Ego attraverso l'intima connessione di questi rapporti interpersonali. Termino con le parole di Osho: “Quando ti apri all'Assoluto, esso si riversa in te. Non sei più un comune essere umano, hai trasceso. Quando hai raggiunto la tua vetta e il tuo abisso, essi s'incontrano ed allora puoi guardarti intorno, percependo l'estrema circonferenza dell'Universo. “
... le 12 porte, quindi, un insieme enorme di significati simbolici associati a questa mia scelta e, al tempo stesso, un augurio e una promessa per meglio orientare il mio operato di naturopata alla ricerca e al raggiungimento di un pieno benessere psicofisico ma, anche, un aiuto e un affiancamento per meglio comprendere il vostro destino e le sfide a cui siete chiamati in quest'esistenza, i punti di fragilità da risolvere e integrare, i talenti di cui siete depositari e che dovete imparare a manifestare, superare le difficoltà che come anima in evoluzione avete deciso di affrontare e, infine, per camminare insieme in questo sentiero meraviglioso che si chiama vita.
Stefano Reguzzi